Field reports
Business Planning
04.06.2019

Il Business Plan … secondo noi

Perché in questi giorni si sta parlando molto di Business Plan, di Piani industriali, di Piani di sviluppo del Business, quando sono decenni che le grandi aziende costruiscono e revisionano periodicamente i Piani di Business?

 

Nel mondo anglossassone già a partire dagli anni 70 il Reporting di gruppo si sviluppava da un Business Plan quinquennale, per poi ‘scendere’ al livello del Budget annuale e del Forecast trimestrale.

Ogni Piano prevedeva Stato Patrimoniale, Conto Economico e Cash Flow, ed ogni Piano successivo analizzava gli scostamenti dal Piano Principale (Business Plan: scostamenti dal vecchio Piano; Budget annuale: scostamenti dal BP stesso anno; Forecast trimestrale: scostamenti dal Budget annuale). Gli scostamenti erano costruiti ed analizzati attraverso l’analisi delle variances, utilizzando sistemi complessi che implicavano un notevole lavoro manuale di analisi e di riconciliazione di dati. I dipartimenti di reporting nell’ambito della Funzione amministrativa impiegavano ingenti risorse umane.

Non si tratta quindi di un argomento nuovo: nel tempo sono cambiati gli strumenti, le risorse e l’ottica di analisi, con il fine di produrre in minor tempo, utilizzando una grande quantità di dati, reports con pochi indicatori fondamentali da tenere sotto controllo.

Oggi un’azienda deve produrre un Business Plan per molteplici scopi:

  • Finanziamento bancario

  • Ingresso nel capitale da parte di un Private Equity o di un Business Angel

  • Start Up: richiesta di fondi ad investitori pubblici o privati

  • Accesso ai Fondi Pubblici

  • Inclusione in piattaforme di crowdfunding

  • Quotazione nelle Borse Valori

  • Aumento di capitale

  • Cessione o acquisto di azioni o quote

Vogliamo aggiungere anche uno scopo che è forse il più importante di tutti, quello dei soci attuali dell’azienda per capire lo sviluppo nei prossimi anni (o solo del prossimo anno) in un’epoca di repentini mutamenti, di alta instabilità politica e di estrema volatilità dei mercati?

…. E a produrre il Business Plan non sono solo le grandi aziende, ma anche le piccole e medie che intendono accedere a fondi per finanziare lo sviluppo o per meglio capire la propria strategia.

E perché non ‘buttar giù due numeri a caso’ , magari con grande ottimismo e poca convinzione, per poi ‘vedere che cosa succede’ ?

Se gli operatori del Private Equity e gli analisti dei fondi pubblici sono dotati di strumenti di analisi e controllo altamente sofisticati, affinati nel tempo dopo anni di scarsa o nulla aderenza ai piani delle aziende partecipate e di uscite dal capitale con perdite ingenti, anche le banche, con i bilanci pieni di NPL, sono diventate più attente nelle valutazioni; a nessuno possono essere presentati numeri a caso….

Quindi dobbiamo (ci è richiesto) preparare un Business Plan ….. e siamo una Piccola Azienda 

- Partiamo dal passato e costruiamo il futuro?

- Piano organizzativo e analisi dei rischi

- Per quanti anni lo facciamo

- Costruiamo prima il piano dei Costi o quello dei Ricavi?

- Quali Prospetti?

- Basta EXCEL! Basta Data Entry    

 

Partire dal passato e costruire il futuro è l’approccio tradizionale, da sempre utilizzato. Può essere ancora l’approccio corretto nell’azienda ideale, che ha un andamento costante in un mercato stabile o protetto, oppure nell’azienda che ha un portafoglio ordini da clienti già preordinato, almeno nei primi due esercizi

Ma nell’epoca dei grandi mutamenti e della globalizzazione, nella quale l’azienda si trova improvvisamente a fronteggiare rischi e incertezze ed è necessaria velocità nei cambiamenti, il passato può non costituire un riferimento sicuro: ecco che allora uno dei metodi possibili prevede di ‘azzerare’ il passato e di costruire il futuro, attraverso il calcolo dei target costs.

Rivoluzioniamo il concetto di costo passando dal controllo del costo alla gestione del costo e al suo significato strategico: riesco a produrre a quel costo che mi assicura il margine desiderato a quel prezzo?

Per fare questo, è necessario un metodo che cancelli i vecchi centri di costo, difficili da costruire e da controllare, i costi standard da controllare con misurazioni periodiche (quando misuro, il vecchio costo standard è già obsoleto), e che costruisca il target cost attraverso l’analisi del processo e del cliente, anziché del centro di costo e del prodotto.

Arriviamo a questo attraverso un Piano organizzativo che coinvolga le funzioni disponibili in azienda e che parta da una analisi dei rischi che focalizzi i punti del processo critici perché più soggetti al mutamento.

Poi acquisiamo tutti i dati disponibili organizzandoli in analytics, con tempi ridotti, abolendo i vecchi sistemi che utilizzavano fogli Excel con grande input di dati manuali, alto rischio di errore e perdita di tempo.

Per quanti anni sviluppiamo il Business Plan, visto che quello che costruisco per un anno l’anno successivo rischia di non essere più utilizzabile?

Se il Business Plan deve essere presentato a terzi, a scopo di investimento o finanziamento o per finanziare progetti pluriennali, sicuramente il piano deve essere costruito per più esercizi; anche però se necessario per scopi di controllo interno del business, a nostro giudizio un piano di almeno tre anni da’ maggiore visibilità sulle attese performances future e sugli investimenti necessari.

In un’azienda non avvezza alla preparazione di budget e piani, e che si accinge a farlo per la prima volta per scopi di controllo della propria attività o per identificare una visione strategica, può essere utile partire da un Budget annuale e verificarne l’esecuzione, prima di allargare l’orizzonte a più anni.

Costruiamo prima i costi o i ricavi? In un mercato altamente competitivo il prezzo dei prodotti può essere predeterminato o difficilmente modificabile, perciò il calcolo del target cost diventa la prima fase del processo.