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Il Reporting integrato nella trasformazione digitale: la evoluzione delle PMI
11.12.2019

Il Reporting integrato nella trasformazione digitale: la evoluzione delle PMI

di Federica Nolli

Abbiamo recentemente parlato di governance aziendale.

L’attuazione del buon governo implica necessariamente la valutazione dell’andamento aziendale e l’elaborazione delle strategie future attraverso l’analisi dei dati. E i dati è opportuno che siano raccolti in un report periodico che è tanto più efficace quanto più è veloce e quanto più riesce a rappresentare i rendimenti delle diverse aree aziendali.

 

Un po’ di storia sul Reporting integrato: il D.Lgs 254/2016, in attuazione della Direttiva 2014/95/UE, ha introdotto l’obbligo per imprese e gruppi di grandi dimensioni (EIP Enti di Interesse Pubblico con numero di dipendenti superiore a 500 unità, 20 milioni di attivo o 40 milioni di ricavi , in alternativa) di presentare una Dichiarazione Non Finanziaria (DNF).

Anche gli Enti non obbligati possono presentare una DNF in conformità al Decreto.

 

La Commissione UE aveva rilevato come un approccio strategico ai temi di responsabilità sociale e di sostenibilità diventi fondamentale per ottenere risultati di lungo termine, non solo in termini di profitto ma anche di sopravvivenza e di ruolo dell’impresa in un mercato globale altamente competitivo.

 

Le prime DNF sono state emesse, in una apposita sezione della Relazione sulla Gestione o in un documento separato, a partire dai bilanci al 31 dicembre 2017.

Che cosa contiene una DNF? Descrizione di come l’impresa affronti i temi sociali, ambientali, del personale, della lotta alla corruzione, della sicurezza, dell’inclusione e della lotta alla discriminazione, il tutto redatto secondo standard emanati da riconosciuti Organismi nazionali ed internazionali.

 

Dal 2017, la DNF si è consolidata ed è diventata una importante integrazione alle informazioni finanziarie contenute nei bilanci aziendali. Ma se la redazione della DNF rappresenti per l’impresa una evoluzione positiva del modello di reporting e non invece una mera compilazione di dati standard, obbligatori per legge e ripetitivi, che nulla o poco hanno a che vedere con il loro inquadramento nelle strategie di lungo periodo, non è ancora dato saperlo.

 

 La redazione della DNF è limitata, nel panorama delle aziende italiane, a pochi Enti di grandi dimensioni: ma che cosa rappresenta per il 95% di PMI la possibilità di arrivare ad un Reporting Integrato?

E perché io amministratore di PMI dovrei aggiungere agli obblighi di bilancio la compilazione di una informativa aggiuntiva e ‘pesante’ da gestire, in termini di tempo e di funzioni da destinare?

 

Le risposte sono legate al nuovo ruolo dell’impresa in un mondo globale dove le scelte strategiche e di sostenibilità avranno impatto sulla reddittività futura e sulla competitività, quindi sulla sua sopravvivenza:

 

  1. Perché i dati finanziari sono rappresentativi di eventi ormai passati, e la mia visione  per creare valore deve essere basata su un pensiero predittivo  

  2. Perché il mio attuale reporting finanziario è spesso non chiaro, e il Board passa troppo tempo ad analizzarlo

  3. Perché i miei piani futuri devono essere costruiti sui dati integrati di tutte le aree aziendali

  4. Perché i dati finanziari ignorano quello che è il mio asset immateriale più importante: il capitale umano

  5. Perché solo l’integrazione dei dati finanziari con gli ‘altri’ dati: umani, sociali, ambientali, intellettuali mi permette di elaborare strategie compatibili con lo sviluppo futuro

  6. Perché la gestione dei rischi aziendali non solo finanziari deve entrare a far parte del mio nuovo modello e deve essere comunicata all’esterno

 

Il reporting diventa pertanto l’ultima fase di un processo che fonde il pensiero e la strategia, ma anche la prima fase dello stesso processo, che parte dal reporting per elaborare le strategie. 

Che cosa fare per implementare in azienda un sistema che produca un reporting integrato efficace e che consenta la pianificazione dello sviluppo futuro?

La disponibilità di grandi masse di dati in tempo reale nei sistemi digitali rende più facile l’integrazione di dati provenienti da fonti diverse, ma è l’organizzazione aziendale (il fattore umano) attraverso le sue funzioni ad analizzare i dati disponibili,  selezionare i dati utili ed integrarli in un sistema coerente, spiegabile, trasparente e comprensibile.

 

Questo filtro ‘umano’ produce Dati non statici ma in continua evoluzione, che non rappresentano solo i fatti accaduti ma le attività aziendali in essere, leggibili ed interpretabili in cruscotti disponibili a tutto il personale nelle funzioni interessate, assemblati in KPI comprensibili, e che alimentano report che formano la base dei Piani Industriali.

Anche se ogni impresa deve costruire da sé il proprio sistema di analisi dati per il reporting, l’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) è allo studio per l’emissone di Buone Pratiche, che possano costituire una guida di riferimento.

 

Sul Reporting Integrato nelle PMI, sono da segnalare il documento IFAC pubblicato nell’Agosto 2017, e le Linee Guida NIBR/OIBR ( Integrated Reporting for smes implementation Guidance) pubblicate nel dicembre 2018.